San Salvatore in San Salvatore di Cogorno

COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN SALVATORE 
Il Complesso monumentale di San Salvatore, che occupa le pendici e la sommità di una collinetta sovrastante il moderno nucleo abitato, è costituito : – dalla Chiesa di San Salvatore “il Vecchio” – dalla Basilica di San Salvatore (San Salvatore “il Nuovo”) – dal “Palazzo Comitale” dei Fieschi – da alcuni edifici che si affacciano sul piazzale. 1.- Chiesa di San Salvatore “il Vecchio”. 
Si ritiene che la prima comunità cristiana si sia formata, circa l¿anno 1000, presso la chiesa di San Salvatore “il Vecchio” : la prima, antichissima chiesa parrocchiale, preesistente alla Basilica, anche se oggi non presenta alcuna traccia della sua vetustà a causa di numerosi rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli. Ha una facciata in stile barocco, movimemtata da una finestra centrale quadrilobata ; il campanile, con orologio, si conclude con una cupoletta a base poligonale rivestita da squame di ardesia. L’interno, a navata unica, ha oggi il soffitto e le pareti intonacati di bianco ; gli altari e gli arredi sono scomparsi perché non vi si officia più da circa due secoli : nel 1798 le funzioni di Parrocchia furono trasferite da questa chiesa, ormai diventata insufficiente ad accogliere il grande numero di fedeli, alla Basilica (San Salvatore “il Nuovo”) per concessione della famiglia Fieschi, che ne aveva il giuspatronato. Lo spazio interno destinato a mostre e convegni, è stato oggetto di un intervento di restauro completato nel 2000. A sinistra le è contiguo l’edificio un tempo canonica ed ora adibito alle opere parrocchiali. Nulla si sa di certo a proposito della sua prima costruzione : probabilmente prima dell’anno 1000. L’edificio attuale è frutto di due imponenti rimaneggiamenti effettuati nel 1630 e nel 1680 ; la facciata è del 1780. 

2.- Basilica di San Salvatore (San Salvatore “il Nuovo”). 
La Basilica di San Salvatore, fondata da Papa Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi), fu distrutta dall’imperatore Federico II nel 1245. Pochi anni più tardi il Pontefice ordinava di riedificarla e fu compiuta nel 1252 da suo nipote Cardinale Ottobono Fieschi (in seguito eletto Papa Adriano V). Di stile romanico di transizione, le mura sono in blocchi di pietra scabra e grigia di Lavagna, intersecata verso l’alto da strisce di candido marmo. La facciata presenta un unico portale, con un archivolto ogivale e una leggera strombatura data da sei colonnine, e un grande rosone in marmo bianco. L’interno è scandito da tre navate sorrette da sei colonne di pietra su cui impostano gli archi a sesto acuto ; al termine delle navate la zona absidale presenta una struttura in tre cappelle quadrangolari, di chiara derivazione cistercense. Sul transetto poggia una torre nolare a pianta quadrata, con cuspide ottagona, ingentilita da quadrifore a colonnine binate in marmo bianco che la decorano su due ordini superiori. Sul fianco destro della Basilica è la moderna canonica (1949), con un piccolo giardino e un pozzo. Incorporati alla canonica sono resti di costruzioni che con tutta probabilità costituivano l’abitazione del clero preposto alla basilica. 
L’edificio fu dichiarato monumento nazionale nel 1860. Fu restaurato dall’arch. Alfredo De Andrade nel 1889 e poi nel 1910. Nel 1968 – 1970, sotto la guida dell’arch. Edoardo Mazzino della Soprintendenza ai Monumenti della Liguria, l’interno fu restituito al suo aspetto primitivo. Nel 1998, per non compromettere la stabilità del rosone, fu rimosso l’organo che era stato installato nel 1861 e che attualmente è ubicato nella chiesa di San Salvatore “il Vecchio”. Nel 1999 – 2000 sono stati effettuati altri restauri. 
Nel 1254 il Papa Innocenzo IV trasferì alla Basilica il Priorato di Carasco, che aveva ricevuto nel 1235 dall’Abate del Monastero Benedettino di San Michele della Chiusa in Diocesi di Torino. Donò anche il reliquiario con un frammento tra i più cospicui della Croce (attualmente conservato nel Museo Diocesano di Chiavari). Nel 1258 il Papa Alessandro IV concesse il Priorato di Cogorno, anch’esso spettante al Monastero di San Michele della Chiusa. Papa Sisto IV, con Breve del 26 maggio 1478, unì ad uno dei canonicati la arcipretura di Santa Croce in Moneglia ; Papa Innocenzo VIII, con Decreto in data 26 aprile 1485, unì ad un altro canonicato la arcipretura di Santa Maria Assunta di Rivarolo in Val Polcevera, entrambe di collazione fliscana. 
Il Preposito ed i Canonici formavano un Collegio composto da sei ecclesiastici che seguivano la Regola di Sant’Agostino. Si verificò nei secoli una successione pressochè continua nella prepositura e nei canonicati di giuspatronato della famiglia Fieschi, fino al 1858, quando morì il Cardinale Adriano, ultimo dei discendenti diretti maschi della famiglia. Il giuspatronato fu ereditato dal conte Alessandro Negri di Sanfront, marito di Maria Maddalena Fieschi (nipote del Cardinale Adriano). Successivamente fu rivendicato dalla sua unica figlia Marinetta Negri di Sanfront, sposata al conte Alessandro Thellung de Courtelary. Nel 1953 la famiglia Thellung de Courtelary acconsentì a trasferire anche il titolo di parrocchia da San Salvatore “il Vecchio” alla Basilica, che fu donata alla Diocesi di Chiavari. 
Le feste solenni sono : S. Salvatore (1° gennaio) ; la Madonna Addolorata (2° domenica di maggio) ; San Bernardo (20 agosto) ; e tre ricorrenze che hanno in comune la devozione alla Santa Croce : l’Invenzione della Croce (3 maggio) ; il triduo “della Riconoscenza” (nei primi tre giorni di maggio, per ricordare la protezione da una epidemia di colera nel 1835) ; la Esaltazione della Croce (14 settembre). Il 14 dicembre 1880 il Papa Leone XIII concesse l’indulgenza plenaria (applicabile anche ai defunti) ai fedeli che, confessati e comunicati, avessero visitato la Basilica nella settimana dal 14 al 21 settembre. 

3.- “Palazzo Comitale” dei Fieschi. 
Il cosiddetto Palazzo Comitale è l’unico rimasto dei numerosi consimili che furono fatti edificare in loco dalla famiglia Fieschi. Ubicato accanto alla chiesa di San Salvatore “il Vecchio” e di fronte alla Basilica, con il suo rivestimento a fasce in marmo bianco e ardesia è in perfetta sintonia con essa. Costruito forse intorno al 1196, fu danneggiato dalle milizie di Federico II e poi nel 1564 durante un assalto di corsari saraceni. Più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, sarebbe degno di un’attenta opera di restauro.


Indirizzo: Piazza Innocenzo IV, 20 – , 16040 Cogorno (GE)

Tel.: 0185.380245

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