Categorie
Diocesi Notizia

«Offrite una lettura sapiente della storia». Mons. Devasini ai giornalisti nella festa di San Francesco di Sales

Si allega l’omelia tenuta dal Vescovo diocesano, mons. Giampio Devasini, nel corso della Santa Messa per la festa di San Francesco di Sales, patrono dei Giornalisti. La Celebrazione si è tenuta mercoledì mattina nella Cappella maggiore del Seminario di Chiavari.

_ _ _ 

Cari fratelli e sorelle,

ogni volta che celebriamo l’annuale memoria liturgica del vostro patrono, San Francesco di Sales, non possiamo non guardare all’esempio profondamente umano, e dunque cristiano, che questo Vescovo è stato capace di donare attraverso il suo stile di annuncio.

Una predicazione, la sua, che intrecciando pensiero e cuore era capace di sprigionare un particolare “calore”, tanto da rimanere impressa – quasi come potrebbe fare un marchio a fuoco – nella coscienza di chi ascoltava.

Del resto di “calore” della comunicazione parla anche Papa Francesco nel Messaggio per la 58.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali. 

Di fronte alla rivoluzione apportata dalle “intelligenze artificiali”, il Papa evidenzia l’aspetto di una comunicazione che sia davvero capace di sprigionare “calore”. E questo è possibile soltanto quando la comunicazione si impegna a comporre l’esigenza della narrazione dei fatti con il bene del singolo e della comunità. 

Dalla pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato vorrei raccogliere alcune risonanze che possono accompagnare il vostro quotidiano lavoro a servizio di quel “calore” della comunicazione di cui abbiamo tanto bisogno.

Gesù sta riprendendo ad insegnare lungo il mare.

Comunicazione particolare, quella dell’insegnamento, perché orientata a “lasciare un segno”, come l’etimologia della parola suggerisce. E nella complessità del tempo che viviamo, siamo chiamati ad un supplemento di consapevolezza rispetto alla qualità dei segni che lasciamo.

Nel vostro quotidiano lavoro di cronisti, lasciare “segni” è parte integrante della vostra professione: lo fate attraverso le parole che scrivete o pronunciate, attraverso le immagini che mostrate.

Qual è la qualità di ciò che proponete?

Sono segni che “informano”, e dunque aiutano a formarci interiormente grazie alla riflessione culturale che viene generata, o “deformano” perché danno spazio a ciò che non fa crescere?

Dalla qualità dei “segni” che ogni giorno proponete a chi vi legge o vi ascolta o guarda le vostre immagini voi aiutate o meno a edificare la comunità umana secondo il “sogno” di Dio.

L’insegnamento di Gesù, poi, avviene con parabole. Un genere letterario particolarmente amato dal Signore, che in più occasioni prende a prestito delle immagini e delle situazioni della vita per indicare la presenza e l’azione del Regno di Dio.

La parabola di Gesù è capace di affascinare perché partendo dalla realtà della storia è capace di mostrare quel “di più” di bene e di vita che la attraversa.

Voi ogni giorno avete il compito di raccontare con fedeltà la realtà, in contesti comunicativi dove spesso a vincere è la mistificazione della verità di cui le fake-news sono emblema.

Rimanere fedeli alla verità della realtà è il più grande servizio che potete offrire alle nostre comunità. E questo domanda non solo di raccontare ciò che accade nei puntuali servizi di cronaca che proponete ogni giorno, ma di aiutarci a “vedere più in là”. 

Le parabole di Gesù, del resto, partivano dalla realtà e la aprivano ad un “oltre”. Così anche per voi: il racconto della realtà è chiamato ad aprirsi ad una lettura sapiente della storia.

Questo richiede tempo, dedizione, pazienza, ascolto, silenzio, riflessione. Ingredienti non scontati in un tempo sempre più accelerato che domanda anche a voi – alle prese con le poche risorse umane a disposizione – di chiudere velocemente le pagine di un giornale o i vari servizi televisivi.

Abbiate cura di non rinunciare a questo faticoso esercizio di discernimento. Gli ingredienti ora indicati sono parte integrante del vostro essere cronisti. Perché prima di essere offerta, ogni vostra parola, ogni vostra immagine sia sapientemente soppesata.

Ed è solo a partire da qui che la comunicazione quotidiana potrà ritrovare il suo più pieno calore. Quello che le “intelligenze artificiali” puntano ad imitare, ma che solo il cuore umano riesce realmente ad offrire.